lunedì 26 ottobre 2015

Nuovo canale Romano Thule Video

Da pochi giorni è attivo il canale Youtube "Romano Thule Video", che raggruppa ad oggi oltre 70 video di interventi di Tommaso Romano, presentazioni di libri Thule, eventi ed approfondimenti. Presto tanti nuovi video, vi invitiamo a visitare il canale ed iscrivervi cliccando sul seguente link:

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SICILIA 1860 1870 UNA STORIA DA RISCRIVERE di Tommaso Romano



domenica 25 ottobre 2015

Vito Mauro, "Continuum" (CO.S.MOS)

di Marcello Falletti di Villafalletto

Si potrebbe dire che questo corposo testo di Vito Mauro vada senz’altro a completare, se non a supportare l’im­pegno di Maria Patrizia Allotta, con il quale abbiamo aperto questa rassegna; infatti, raccoglie tutti gli scritti e gli innumerevoli impegni letterari e cultu­rali svolti dal prof. Tommaso Romano in oltre quarant'anni di proficua attività. “Un omaggio corale” ad un uomo, professionista serio, che merita ampiamente di essere onorato, non solamente per quello che è, ma per quello che è da sempre e per quello che continuerà ad essere in futuro: sicuramente ancora provvi­do, ricco e valido. Un personaggio granitico, poliedrico, consapevole del suo potenziale umanitario e culturale del quale la nostra società continua ad avere profondamente bisogno.
«Di fatto Romano si può considerare il più lucido e intellettual­mente più interessante rappresentante di questo significativo filone della cultura siciliana. Da qui il suo giudizio sul nulla della condi­zione culturale del presente in modo severo da lui stesso espresso: “Perso il timor di Dio” l’uomo contemporaneo non vuole neppure - prometeicamente - farsi Dio, ma annullarsi nell’insignificanza, an­negare nel non-senso, nell’ovvio, verso una sorta di trasformazione antropologica”. Aggiungo io purtroppo in negativo.
Un ritratto, se non esaustivo, certamente fedele, della identità intellettuale di Romano, non facile da sintetizzare, stante la sua “co­smicità”, si può estrarre da quanto egli dice, quasi autobiografica­mente, di Vincenzo Mortillaro nel volume Contro la rivoluzione la fedeltà. E' forse l’opera migliore da lui scritta, né può ritenersi un caso: “Letterato e poeta, fondatore, direttore, animatore prima e dopo il ’60 di riviste e giornali e molteplici responsabilità amministrative... critico acerrimo dei nuovi rivoluzionari del 1860, della conquista garibaldina e del Nuovo Regno d’Italia di marca piemontese liberale e coloniale, fu costantemente ammirato, deriso e invidiato per il suo rigore e la sua visione del mondo e della storia”.
Mortillaro era un cultore del passato. Aristotele ha scritto che la memoria è negata agli schiavi. Apprezzo Romano soprattutto perché in quanto cultore del passato vuole restituirci la memoria che il presen­te ci nega. Il fine ultimo del suo impegno culturale vuole essere libe­ratorio per tutti. Il mondo che ci fa sognare è infatti un mondo senza schiavi.» ha scritto Antonino Buttitta, nella appropriata e apprezza­bile introduzione. Possiamo aggiungere che questo mondo “senza schiavi”, oggi sembra essere più aleatorio che nei tempi passati. Sono cambiate le forme di schiavitù, sono diventate multiformi, impressio­nanti, devastanti e deleterie: eppure continuiamo a parlare di libertà. Sbandierandola ai quattro venti di una società sorda, ammutolita, ip­notizzata, formalmente scandalizzata ma che continua a considerarla un sogno ideale, dal quale però rischia di non svegliarsi mai.
Quindi ben venga il volume di Vito Mauro su Tommaso Romano, - anzi sulla “bibliografia di e su” - figura morale e intellet­tuale di un siciliano puro, assurto a livello cosmologico, perché usci­to dai confini di quell'affascinante isola mediterranea, si è fatto voce, non di “colui che grida nel deserto” di una modernità compiacente, soggiacente, anestetizzata, permissiva di un libertinismo (forse anche più libertinaggio), scambiato per libertà; diventata ancora più for­ma di schiavitù nuova, ammirata, vissuta incondizionatamente, ma elevatasi a richiamo, avvertimento, monito del quale le generazioni future dovrebbero farne approdo sicuro.
Potrebbe sembrare scontato recensire un lavoro di questa autore­vole portata ma sono certo che qualunque appassionato di cultura, testi e di ricerca intellettuale saprà apprezzarne il valore altamente utile e necessario; oltre che a scoprirne la granitica personalità di Tommaso Romano, non solamente personaggio costantemente im­pegnato, ma fortemente motivato ad essere ancora, lungamente, par­te attiva di questa nostra, sempre più, svagata società.

da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015

sabato 24 ottobre 2015

Maria Patrizia Allotta, "Nel buio aspettando l’alba, speranza che non muore" (Ed. Limina Mentis)

di Marcello Falletti di Villafalletto

L’Autore non vuole tracciare una biografìa, alquanto inopportuna, del noto personaggio palermitano, ampia­mente conosciuto non solamente nel circostanziato spazio isolano; altrettan­to a livello nazionale ed europeo, ma riassumere alcuni aspetti del suo pensiero e del coerente operare che lo hanno da sempre contrad­distinto. Certamente non si potrà neanche condensare in poche pa­gine l’intensa poliedrica attività di un personaggio, come Tommaso Romano, che ha ancora tanto da dare, fare e proporre.
A riguardo, la curatrice, nel Proemio, “Tommaso Romano: la scrittura della vita” scrive: «Trovare le parole esatte per definire e ben rappresentare l’unicità di una qualsivoglia creatura è già compito delicato e difficile. Se si desidera poi cogliere l’essenza e catturare la sostanza di un uomo dalle forme volubili, riluttante ad ogni pri­gionia, ribelle a qualsiasi classificazione, sempre in divenire anche se fortemente ancorato alla sua radicale coerenza, allora l’opera diviene ancora più complessa». Già: “eterogenea, articolata” potrebbero esse­re definizioni sostanzialmente riduttive e costrittive per la multifor­me attività che diviene fondamentalmente vitale per l’impegno che Tommaso prosegue, persegue e continua a sviluppare con indomita energia, quasi adolescenziale. Dove altri si arresterebbero, lui ripren­de, prosegue, saldamente ancorato, verso un futuro che sembra aver sempre più bisogno di energie di questo tipo: come le sue.
«Volere, inoltre, riassumere le qualità esistenziali attraverso con­sueti termini, soliti aggettivi e luoghi comuni di chi, per natura, consueto, solito e comune non lo è affatto, l’impresa diventa laboriosa - prosegue l’Allotta -. In tal senso, allora, raccontare Tommaso Romano, facile certamente non è.
La prima difficoltà nasce dalla scelta delle parole per restitui­re un ritratto che ben lo rappresenti. Infatti, utilizzando un lessico semplice e ordinario si potrebbe mortificare la complessa formazione culturale, il suo ampio sapere e le sue astruse conoscenze; di contro, l’adozione di un linguaggio altisonante sminuirebbe certamente la sua innata semplicità e naturalezza, spesso però mascherata -inspie­gabilmente - da un atteggiamento altezzoso e schivo, in taluni casi arrogante e superbo, alieno, comunque, da ogni volgarità, banale esteriorità e mondanità.
La seconda difficoltà è data, invece, da un ostacolo sicuramente più insidioso: sintetizzare chiaramente il suo operato considerando il dove, il quando e il perché della sua “contemplattività”.
Ecco allora che ogni etichettatura non rende, ogni classificazione appare impropria, ogni recinto vincolante; così come le stesse coor­dinate spazio-temporali non reggono data la simultaneità plurima del suo agire.
Ricapitolare, dunque, il profilo sinuoso di Tommaso Romano, che si esprime a cascata, per cicli e in diverse direzioni, ma soprattut­to, ricostruire la foga e l’impeto del suo fare, la volontà di realizzare, la capacità di progettare e la passione per il contemplare, lievemente smarrisce».
Riassumere in poche pagine un percorso di vita, per quanto avanzato, tutto ancora in divenire, non sarebbe facile, tanto meno delinearlo con semplici e mortificanti parole. Quindi, ha fatto otti­mamente Maria Patrizia Allotta, a presentare questi orientamenti di speranza, che non possono morire mai, dai quali emerge l’anima, più profonda dell’uomo, del poeta, dello scrittore, del critico, saggista, bibliografo, storico, politico e altro ancora che esorta: “Viviamo nella e per la Verità”. Facendo di questo assunto un programma esisten­ziale, eternamente durevole; tanto da farsi universalmente pedagogo non solamente di pensiero ma di vita stessa; vivendola intensamen­te, profondamente, attivamente come ha da sempre fatto Tommaso Romano. E oggi, più che mai, la sua sollecitazione a certi uomini di potere, comando, amministrazione, organizzazione, dovrebbe diven­tare monito nella mente, programma del cuore, affinché realmente quella “politica che ha bisogno dell’anima”, diventi espressione in­cessante di più elevate considerazioni: quelle che scaturiscono chia­ramente dall’insegnamento evangelico e cristiano.
Fin dal primo capitolo: L’essenzialità della parola viva, delinea, energicamente un percorso vitale che ripercorre quel “mosaicosmo”, (personale suo neologismo), presentandocelo: unico e irripetibile che attraversa un’intera esperienza umana che possiamo, dovendolo riscoprire, non solamente irripetibile ma cosmologico nella sua in­controvertibile unicità.
Argomenti filosofici, pensieri pedagogici, maturati in queirin­tima contemplazione che ardiscono verso un’attività sinergicamen­te produttiva, ben articolata, tanto da poter essere presentati come mimési che diventa via via esegesi di un’escatologia tanto necessaria all’umanità, che oggi ne ha smarrito il vero e autentico significato.
«Occorre riscoprire il legame vero, quella “consanguineità” col Mistero - scrive Tommaso Romano, verso la fine del settimo capitolo (Dalla morte di Dio al Dio vivo) - quell’amicizia che non tradisce e che vigilando ci libera, quel magistero che risiede nel prezioso dono dei sacramenti e dei comandamenti. Vivere Cristo è il più alto degli atti e degli esempi cui lo sforzo della nostra vita può tendere»; non più mera filosofia ma elevata teologia che proietta ad una elevata co­noscenza, verso la quale dovrebbe, deve tendere ogni essere umano. Ciò significa vivere “nella e per la Verità”, cominciando da quaggiù quel percorso, a volte scabroso, difficile, per proseguirvi, da ora in poi, eternamente.

da: “L’Eracliano”, Scandicci n°7-9, 2015


lunedì 19 ottobre 2015

Adalpina Fabra Bignardelli, "Ricamare il tempo (Ed. Thule)

di Giuseppe La Russa

Potrebbe sembrare, all’apparenza, un bel titolo di un libro di poesia, il riassunto di un’opera in cui protagonista sono il tempo, con il suo incessante scorrere in avanti, e l’operosità umana che in esso prova a scavare, che in esso prova a costruirsi il suo spazio, la sua vita. Ma poi, in fondo, non ci si discosta tanto dal vero a leggere l’ultimo libro di Adalpina Fabra Bignardelli, “Ricamare il tempo”, opera in cui l’autrice compie un approfondito excursus storico sulla storia del ricamo in Sicilia. Non si tratta di intimismo lirico, è vero, ma nelle pagine del testo, edito da Thule nel 2013, si può scorgere ed ammirare quella stessa “industria” umana che pretende il suo spazio nel tempo e col tempo, che sa costruire e plasmare una identità.
Emerge questo dalla zelante indagine della Bignardelli, così come Annamaria Amitrano mette in rilievo nella prefazione al libro in cui pone la sua attenzione su come un oggetto sia documento culturale, antropologico, su come possa essere testimonianza viva.
AdalpinaFabraBignardelli, ricamatrice per passione, nei sette capitoli in cui il libro è suddiviso fa una analisi minuziosa sulla storia del ricamo nella nostra regione, partendo, con assoluto scrupolo scientifico, dalle tecniche di coltivazione delle piante tessili in Sicilia. Ciò che muove l’autrice, oltre alla passione che coltiva da anni, è la certezza che anche il ricamo e l’arte serica meritino un rilievo insieme allo studio della pittura e della scultura, poiché anche in essi viene fuori prepotente la laboriosità umana; inoltre, seguire la storia del ricamo significa cercare di capire da vicino storie economiche e sociali, nonché antropologiche della Sicilia: basti dire del ricamo come questo venisse riservato per gli abiti da cerimonia e quindi servisse come segno distintivo, di appartenenza.
Va detto, inoltre, e l’autrice lo sottolinea, come il ricamo, introdotto in Sicilia in epoca araba, risenta fortemente dell’influsso della pittura e delle arti visive in genere, per cui, sottolinea la Bignardelli, può certamente essere annoverato fra le cosiddette Belle Arti.
Attraverso il percorso seguito dall’autrice, dunque, possiamo viaggiare nella Sicilia del ricamo, dell’arte tessile, apprezzare da vicino tecniche di lavorazione del tessuto che vengono spiegate con accuratezza e attenzione ai dettagli, in modo da permettere al lettore di fruire appieno del valore di un’arte spesso tralasciata dagli studi, ma il cui studio concede di scandagliare un ulteriore aspetto della laboriosità umana, un’ altra angolazione da cui osservare il mondo, un altro modo di raccontare la propria storia, proprio come se stessimo leggendo un bel libro di poesia.

Recensioni a Tommaso Romano, "La Divina Commedia dipinta da Madè"

Clicca qui per leggere la recensione di Monreale Press
Clicca qui per leggere la recensione di Antonella Filippi

lunedì 12 ottobre 2015

L'itinerario di Tommaso Romano... e il viaggio continua

Nei Quaderni del sigillo Cultura, n°7, 2015 è uscita la raccolta di testi critici dedicati nel tempo a Tommaso Romano dal nostro critico, scrittore e artista Antonino Russo.

Clicca qui per leggere

lunedì 5 ottobre 2015

AA.VV., L'essere del linguaggio, il linguaggio dell'essere a cura di Filippo Silvestri e Ivan Pozzoni (Ed. Limina Mentis)

di Andrea Mileto

È stato appena pubblicato un volume filosofico frutto di vari contributi, tutti di alto livello, pubblicato dalla Casa Editrice Limina Mentis di Villasanta (MB) www.liminamentis.com, dal titolo L'essere del linguaggio, il linguaggio dell'essere (pp.177) , a cura di Ivan Pozzoni e di Filippo Silvestri autore, quest'ultimo, di una puntuale Premessa che così, fra l'altro, efficacemente argomenta:”Sia il problema discusso in modo filosofico o diversamente la cosa sia argomentata secondo mo­di che sono caratteristici di un pensare/sentire religiosi o ancora sia la questione raccontata prestando ascolto alla letteratura, alla poesia, il problema della relazione tra Essere, Vita e Linguaggio è sempre ancora­to a ragioni banalmente economiche e pertanto esistenziali, se conside­rate in un orizzonte di studi linguistico: quanto riescono le nostre pa­role a dire la vita che viviamo? Quanto siamo liberi/prigionieri negli ordini del discorso che parliamo, che ci parlano? Quali politiche se­miotiche reggono la sintassi, la grammatica del senso da cui ci lascia­mo guidare? Ovviamente non ci sono risposte che possano risultare univoche e la differenza caleidoscopica dei saggi che sono qui raccolti almeno in parte dà conto della varietà delle repliche che sono ancora sempre possibili”.
Il volume si segnala per la ricchezza dei testi fra cui vanno segnalati gli studi di Andrea Corona su linguaggio e poesia in Heidegger; di Marco Visconti sulle radici della parola, sempre in Heidegger ; di Giorgio Pannunzio su ontologia profetica e dato linguistico in Sofocle; Enrico Volpe sull'ontologia platonica come superamento del problema linguistico nel Cratilo ; Federico Avogrado sui fondamenti dell'oggettività in Kant e in Reichenbach ; Filippo Silvestri su Peirce; Marco Ferrari sul tema Oltre la dicotomia tra soggetto e oggetto. L'ambiguità del corpo e della parola; Francesco Adragna sul silenzio filosofico; Andrea Muni su Simone Weil: spunti di filosofia del linguaggio tra filosofia dell'amicizia, dell'amore e carceraria; Ambra Bruna Circognini su “In principio era il corpo. Creatività e linguaggio in Vico".  Carmen De Stasio e Maria Patrizia Allotta, infine, si occupano di due pensatori siciliani: la prima si interessa acutamente di Vira Fabra (e del marito-compagno, lo scrittore recentemente scomparso Ignazio Apolloni) e di quella che viene definita la "struttura solida e vagante del pensiero scrittura della Fabra. Dalla struttura alla situazione".
Il testo di Maria Patrizia Allotta si sofferma ancora una volta sul pensiero letterario\ filosofico di Tommaso Romano con il titolo L'essenzialità della parola viva, "costruendo"- con una premessa biografica ampia - tratti direttamente dagli frammenti romaniani, un testo vivo e vibrante.