mercoledì 20 dicembre 2017

A.A.V.V., "Pellegrino del Cosmo. Sulla figura di Tommaso Romano" a cura di Giuseppe Bagnasco (Ed. CO.S.MOS)



Nell'occasione dei cinquant'anni di creatività, attività culturale e di animazione editoriale, Giuseppe Bagnasco, amico fraterno di Tommaso Romano, ha voluto raccogliere nella serie "Ricapitolando la memoria" (n.2) dopo la bibliografia curata da Vito Mauro Continuum, molte e significative testimonianze di critici, autori e poeti che hanno voluto sottolineare nel tempo con la loro parola e i loro testi, la considerazione per la personalità multiforme di Tommaso Romano.
Proponiamo l'elenco degli scritti compresi nel volume, che si potranno consultare e scaricare liberamente.
un ringraziamento dei curatori della collana, Maria Patrizia Allotta e Vito Mauro oltre naturalmente all'opera altamente qualificata di Giuseppe Bagnasco e alla cura editoriale profusa da Giovanni Azzaretto.



Gli Autori

Franca Alaimo, Maria Patrizia Allotta, Pasquale Attard, Ugo Attardi, Giuseppe Bagnasco, Andrea Barbera, Enzo Benedetto, Andrea Aldo Benigno, Maurizio Massimo Bianco, Henri Bresc, Francesco Bruno, Antonino Buttitta, Ignazio E. Buttitta, Francesco Maria Cannella, Ilaria Caputo,  Bruno Caruso, Adalberto Coltelluccio, Manlio Corselli, Carmelo Maria Cortese, Giuseppe Cottone, Amalia De Luca, Pietro Di Marco, Salvatore Di Marco, Giovanni Dino, Arturo Donati, Maria Elena Mignosi Picone, Rita Elia, Lucio Farinella, Sara Favarò, Giorgio Forattini, Mons. Bruno Forte, Giuseppe Fumia, Lydia Gaziano, Francescopaolo Giannilivigni de Levis, Giacomo Giardina, Francesco Alberto Giunta, Dino Grammatico, Mario Grasso, Francesca Guajana, Gaetano Ingrassia, Emilio Isgrò, Saverio La Paglia, Serena Lao, Stefano Lo Cicero, Giusi Lombardo, Franco Mannino, Antonio Martorana, Giovanni Matta, Vito Mauro, Pietro Mirabile, Agata Monaco, Vincenzo Monforte, Elisa Orzes Grillone, Giuseppe Palermo Patera, Giulio Palumbo, Silvano Panunzio, Nino Parlagreco, Bent Parodi, Fortunato Pasqualino, Teresinka Pereira, Ida Rampolla del Tindaro, Giacomo Rizzo, Nicola Romano, Umberto Luigi Ronco, Gennaro Scargiali, Sal Scarpitta, Elvira Sciurba, Francesco M. Scorsone, Luigi Scrivo, Marcello Scurria, Francesca Simonetti, Ciro Spataro, Giovanni Taibi,  Roberto G. Trapani della Petina, David Maria Turaldo, Piero Vassallo, Marcello Veneziani, Vittorio Vettori, Vincenzo Vinciguerra, Sarah Zappulla Muscarà, Lucio Zinna.





mercoledì 13 dicembre 2017

Pubblichiamo la motivazione del Premio "Nino Martoglio" conferito a Tommaso Romano per la poesia

Tommaso Romano è figura di intellettuale multiforme e di scrittore a tutto tondo per l'imponente produzione poetica, saggistica, di aforismi a cui sono andati prestigiosi riconoscimenti, fra tutti il Premio della Cultura delia Presidenza del Consiglio e le Palme Accademiche della Repubblica di Francia. Presidente Onorario dell'ISSPE (Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici), direttore delle riviste Spiritualità & Letteratura e Ara Pacis. È vice Presidente della Fondazione Ignazio Buttitta, docente di filosofia, estetica e antropologia criminale, Tommaso Romano ha guidato importanti periodici che hanno rilanciato, fra il tanto altro, il tema "spinoso" del rapporto tra arte e aspirazione al sacro. Personalità eclettica, appassionato promotore di cultura, ha rivestito numerose cariche di prestigio, rendendo testimonianza di un interesse per l'arte nel pieno dell'armonia tra sperimentazioni intime, dal sapore mistico, e ambizioni totalizzanti. Fondatore delle "Edizioni Thule" oggi Fondazione, Tommaso Romano incarna il carisma del poeta che vorrebbe dare forma e contenuto ad un mondo dai contorni e dalle sostanze definibili a un tempo rivoluzionarie e tradizionali. Tra gli innumerevoli temi che emergono dalla vasta sua opera, la relazione tra libertà e responsabilità, tra uomo e scienza e tecnica, tra individuo e sistema economico.

Nell'elegante raccolta di liriche Dilivrarmi (Liberarmi) - antico termine letterario tratto dal sonetto di Francesco Petrarca "lo son, sì stanco sotto 'I fascio antico", dalla intensa, profonda ispirazione religiosa - che ci introduce al grande tema della libertà, edita da Salvatore Sciascia, Tommaso Romano, in virtù della profonda sua vocazione alla filosofia s'inscrive, sottolinea Raffaele Nigro, nella nota introduttiva, "a una linea poetica di riflessione e di astrazione, come dire Campanella e Holderlin, per restare tra gli esempi alti". Con un inquieto verseggiare dalla cifra ermetica, che attinge alla memoria, alle cronache personali, alla natura, Tommaso Romano traduce lo scarto tra un passato ricco di sentimenti e un presente sfuggente e vano e, nel contempo, indica la strada di una nobile quanto solitaria e titanica resistenza morale.

martedì 12 dicembre 2017

Premio "Nino Martoglio" a Tommaso Romano

da: "Il Settimanale di Bagheria", n. 764, 3 Dicembre 2017


Tommaso Romano, "Nel mio Regno dei Cieli" (Ed. All'insegna dell'Ippogrifo)

di Anna Maria Bonfiglio

Di Tommaso Romano, scrittore, poeta, editore, saggista, ho letto parecchie opere, di alcune ho anche scritto, ritrovando in ognuna un carattere diverso e originale, sempre comunque in linea con le caratteristiche intellettuali e umane dell’autore. Mi trovo adesso di fronte ad un testo di particolare interesse, sia per la forza della parola, sia per il “coraggio” dell’autore di esporre la propria indignazione, la propria amarezza e, direi, il proprio scoraggiamento di fronte ad una realtà sempre più povera e desolante, con un approccio che si potrebbe definire “politicamente scorretto”. E aggiungerei, vivaddio, legittimamente scorretto. Il poemetto Nel mio Regno dei Cieli è, a mia lettura, una sorta di pamphlet in versi, un accorato e acre richiamo all’umanità tutta perché riconosca l’abisso verso il quale è protesa. Nelle brevi sequenze in cui è scansionato riconosciamo un ampio arco di tonalità poetiche: il respiro lirico, l’aggregazione di molteplici sentimenti, la nostalgia per tutto quello che è andato perduto e l’ironia amara di chi ha preso coscienza di uno status incontrovertibile. L’incipit potrebbe sembrare una dichiarazione d’intenti: “Ora che il tempo/ti ha distaccato/ da tutto/guardi e vivi quasi/da vero filosofo”. Ma, appena più avanti,  altri versi rispondono opponendo una sorta di dura invettiva verso la vanità e l’ipocrisia: “Sì, miseria/è il balbettare/frasi gentili/odi alla luna/e non sentire che tutto crolla/si smarrisce/anche ciò che era l’umano”. Il poeta prende le distanze dalla concezione di poesia sognante e astratta, avulsa dalla realtà e dalla società malata, quasi ignara della prepotente presa di potere della mercificazione. Nell’acquisizione delle regole mercificatorie  l’uomo ha permesso che fosse il denaro il demiurgo dell’esistenza, ha relativizzato ogni valore, perso i punti di riferimento morale e spirituale: “tutto è verità, ma nessuna verità, nel profondo”. La parola poetica di Romano si fa amaramente ironica quando sfiora il concetto di religiosità e di cristianità: “T’hanno sfrattato,infatti,/caro il mio Signore,/non conti nulla/-e forse è bene così-/non mischiarti/e lascia a pochi/il sangue e il corpo,/pochi appestati/fedeli al sempre”. Versi provocatori che attaccano il cedimento morale e “ il compromesso al vuoto che avanza come deserto”.  Il sangue e il corpo, Ministero e Mistero, sono il privilegio dei credenti, “fuoco dell’anima” che non va disperso nel “perbenismo e nell’ipocrisia”. La scienza ha sostituito il concetto di Divinità, si va per selezione e ciò che conta è produrre e arricchirsi. Punto nodale del poemetto è l’alienazione dell’uomo-poeta Tommaso Romano da una realtà disumanizzata e da una società massificata che disconosce la dignità del genere umano. Da ciò l’esigenza di crearsi un proprio Regno dei Cieli che vada al di là del senso che comunemente si dà all’espressione, un luogo-non luogo dove sacralizzare tutto ciò che costituisce la propria essenza intima e dove espandere la propria idealità. Un testo forte, questo di Tommaso Romano, ideologicamente onesto e in controtendenza con l’omologazione imperante, i cui punti fondanti sono il risentito je accuse alla società, la deplorazione dell’impoverimento spirituale dell’umanità e l’elogio di quella regalità relativa alla bellezza e alla distinzione.